venerdì 31 ottobre 2008

Ma è Halloween o... Carnevale??

Così come in Europa, anche in Giappone si sta diffondendo sempre di più la moda di festeggiare Halloween. Pur essendo di origine anglosassone, è una festa "esportata" in tutto il mondo, soprattutto perché è legata ad interessi economici, creando un vero e proprio business.

Già da più di un mese i negozi di Kawaramachi (e dintorni) erano addobbati con decorazioni a tema Halloween. In grande anticipo, direi, ma non c'è da stupirsi visto che oggi ho visto i primi addobbi natalizi.


Oggi però, visto che era proprio il giorno di Halloween, in alcuni negozi anche le commesse erano vestite a tema. E non solo. Per la strada passavano frequentemente persone travestite da vari personaggi, probabilmente perché stavano andando qualche festa.
La cosa strana che ho notato è che, tra tutte le persone travestite che ho visto, non c'era né una strega, né un fantasma, né una mummia, né qualsiasi altra creatura terrificante.
Giusto la commessa col cappello da strega mi sembrava la meno fuori luogo. In compenso ho visto un uomo con una testa a forma di telecamera Sony.
Poco più avanti c'erano loro:


Keroro e Pikatchu, due creature tipicamente "halloweeniane".

Non ho avuto modo scattare altre foto alle strane creature che popolavano le vie di Kawaramachi, Teramachi e dintorni, ma, considerando i travestimenti di questa gente, una domanda mi è sorta spontanea: "E' Halloween o... Carnevale??"


giovedì 30 ottobre 2008

Incarti...

Giusto in Giappone può succedere che, comprando 6 pacchi di biscotti, vi si trovi dentro quasi più incarti che biscotti...



Ma che senso ha incartare i biscotti singolarmente o due a due?


In questi giorni non ho fatto niente di particolare, se non andare a scuola.
Speriamo domani di andare un po' a giro...

mercoledì 29 ottobre 2008

Un mondo di carta e china


Se ancora vi stavate chiedendo com'è possibile che esista un blog sul Giappone nel quale non si è ancora parlato di manga... beh, me lo stavo chiedendo anche io.

E visto che tra pochi giorni in Italia ci sarà Lucca Comics, evento al quale purtroppo non potrò partecipare, mi consolo con i fumettii giapponesi.

Oggi, uscendo da scuola, sono riusciti a farmi desitere dal ferreo proposito di andare dritta al residence, tentandomi con l'allettante proposta "Andiamo al Book-off!".

Il Book-Off è uno dei posti più invidiabili di tutto il Giappone. Al suo interno si trovano libri, ma soprattutto manga, usati a prezzi stracciati.




Il mercato dei fumetti in Giappone è uno dei più fiorenti al mondo. Forse solo la Francia può competere, ma secondo me in Giappone di fumetti ne vengono prodotti di più. Si trovano praticamente ovunque: dai Convenience Store (konbini) alle librerie, ma il posto migliore dove comprarli resta il Book Off perché si trovano anche i fumetti più vecchi, a prezzi veramente modici.

Per fare un esempio, oggi ho comprato questi fumetti:



Se li avessi comprati nuovi in libreria avrei speso 3540 yen, ovvero circa 28,70 € (con il valore attuale dell'euro che è il più basso dal 2002). Invece ho speso 830 yen, ovvero 6,70 €, un bel risparmio, no?
Magari ci fossero dei book off così forniti anche dalle nostre parti!

Comunque ho notato che, book off o librerie che siano, la quantità di libri è molto minore rispetto a quella delle nostre librerie.
Sono stata l'altra settimana in una libreria di Kawaramachi (strada più importante della zona commerciale di Kyoto) di tre piani: due piani erano pieni di fumetti, soltanto il piano terra era dedicato ai libri.
Questo fa capire l'importanza dei fumetti nel mondo dell'editoria giapponese e la differenza con l'Italia dove, ad esempio a Firenze, Feltrinelli, Edison e Martelli fanno a gara a chi ha più libri, disseminati su tre piani e centinaia di scaffali, ma per contro hanno pochissimi fumetti, relegati in uno spazio minuscolo rispetto a tutto il resto.
Chi troppo da un lato, chi troppo da un altro... ma una via di mezzo, no??

domenica 26 ottobre 2008

Aperitivo party!

Ieri sera è stata la volta dell' "Aperitivo Party".
Voglio subito precisare che questo nome è stato scelto dalle ragazze giapponesi che, probabilmente, manco sanno cos'è un aperitivo, visto che la festa era comunque cena a tutti gli effetti.
In un primo tempo avevamo promesso loro di fare la pizza, ma nei nostri appartamenti non abbiamo forni sufficientemente grandi per fare la pizza per 20-30 persone.
Quindi abbiamo ripiegato sulla pasta, che comunque è stata accolta con grande entusiasmo.

Queste ragazze hanno portato delle specialità di Kobe (visto che alcune di loro sono di Kobe) che sinceramente non ricordo nemmeno come si chiamano. Erano un piatto di verdure cotte e un altro piatto a base di riso di colore verdognolo, con delle verdure e altri ingredienti non bene identificati. Non era male, ma i nostri palati italiani si stavano già pregustando quei piatti che non mangiavamo ormai da 2 mesi.

I primi piatti italiani che abbiamo portato sono stati gli antipasti. I più semplici possibili, vista la scarsità di ingredienti che usiamo abitualmente dalle nostre parti.
Sono stati abbastanza apprezzati i tramezzini con maionese e tonno, con la rifinitura di olive:


La domanda più curiosa a riguardo è stata: "Ma perché alcune olive sono nere e altre sono verdi?"
Il secondo antipasto, completamente fatto da me, consisteva nei classici crostini al pomodoro, che hanno provocato qualche difficoltà sopratutto nel reperire gli ingredienti: aglio e basilico si trovano nei supermercati, ma li devi cercare col lanternino perché non sono usati nella cucina giapponese, mentre il vero dramma è stato per il pane. Cercavo almeno una baguette che avesse la crosta croccante, non chiedevo molto. Invece nei supermercati dove sono stata c'erano le baguette, ma tutte morbide, compresa la crosta, e sembravano i panini da hamburger.
Dopo una bella tostatura però, si sono avvicinate alla croccantezza dei nostri crostini.

Inaspettatamente questi crostini hanno avuto molto successo! Li hanno spolverati in un attimo e tutti i giapponesi mi hanno chiesto quali ingredienti "segreti" ci avessi messo: pomodoro, basilico, aglio, olio e sale... più semplice di così!

Poi è stata la volta dell'attesissima pasta. Da italiani fieri della nostra cucina ne abbiamo fatti ben due tipi. Il primo tipo è stato gli spaghetti alla carbonara. Anche la pasta alla carbonara ha creato alcuni problemi perché la pancetta che abbiamo trovato non era molto saporita. Quindi, prima di cucinarla, abbiamo dovuto un po' lasciarla riposare con sale e pepe, sperando che acquistasse un po' di sapore.
Il secondo tipo di pasta è stato le penne al ragù. La pasta al ragù, oltre ai crostini al pomodoro, è stato il piatto in cui ho preso parte attiva nel cucinarlo.
Anche le penne al ragù sono state molto apprezzate. Abbiamo ricevuto anche i complimenti dalle altre ragazze italiane che erano state invitate alla festa e, se i complimenti ce li hanno fatti loro, vuol dire che buone lo erano davvero!

Dulcis in fundo, ecco arrivare il tiramisù, la divinità della serata, preparata dalla mia amica Silvia. Anche il tiramisù ci ha creato non pochi problemi. Infatti non abbiamo trovato nè savoiardi, nè Pavesini. Ci siamo dovuti accontentare di alcuni biscotti che più rassomigliavano nella forma ai nostri. Senza considerare che qui i pacconi di biscotti come da noi non esistono. Quindi abbiamo dovuto comprare ben 6 scatole di biscotti, visto che dentro ognuna ce ne saranno stati una dozzina.
Piccoli problemi ce li hanno causati anche il caffè (perché qui bevono il "beverone" stile americano) e il mascarpone (che alla fine abbiamo trovato in un supermercato, ma che ci è costato un occhio della testa).
Il risultato finale è stato questo:



Anche se i biscotti non erano quelli che siamo abituati ad usare, alla fine è venuto molto buono lo stesso!

Conclusasi questa esperienza ho imparato che:
1) i giapponesi considerano il tiramisù una vera divinità. Lo hanno invocato prima, durante e dopo la cena, anche quando era finito.
2) i crostini al pomodoro, per quanto semplici, fanno sempre un grandissimo effetto. Se inviterete dei giapponesi a casa a cena, sono un piatto che fa colpo sicuro.
3) se non avete tempo di offrire la pizza (visto che è purtroppo è scimmiottata ovunque e quindi, anche se cattiva, si trova dappertutto), la pasta è il piatto migliore per rappresentare l'Italia nel mondo.
4) anche se ci sono tanti aspetti negativi per cui siamo noti nel mondo, almeno del cibo possiamo andarne fieri e, su questo, sta sicuro che non ci batte nessuno!

venerdì 24 ottobre 2008

I preparativi per l' "Aperitivo Party"...

Mercoledì pomeriggio, dopo la faticosa esperienza un po' piovosa del Jidai Matsuri, io e i miei compagni d'avventura ci siamo ritirati nelle nostre stanze, tutti desiderosi di un po' di riposo. Tempo 20 minuti che squilla un cellulare. Yumi e Aya, due nostre amiche giapponesi, erano già nella stanza comune del College Residence e ci chiedevano di scendere per discutere dei preparativi per la festa italiana, decisa per sabato 25 ottobre.
"Mah, quanto ci metteremo mai? Sono quasi le 17... un'oretta al massimo e abbiamo finito..."
Siamo scesi e abbiamo trovato il tavolo apparecchiato delle peggio cose: dal thermos con tè verde al succo di frutta, dai più svariati tipi di carta per origami alla lavagnetta magnetica sulla quale è possibile scrivere e poi cancellare. Astucci pieni di forbici, penne, pennine, colla, pennarelli...
E le forbici mica solo quelle che fanno il taglio "dritto"! No! Anche quelle che fanno il taglio a zig-zag!
Era proprio la fiera delle giapponeserie!

Per farla breve, siamo stati fino alle 21,30 a decidere le questioni relative alla festa, esterrefatti dai problemi che tiravano fuori queste due ragazze.
E' un modo di concepire le feste totalmente diverso dal nostro.
Noi italiani avevamo pensato "Si invita un po' di gente, si farà da mangiare per un po' di persone, si chiede qualche giorno prima se si può fare nella stanza comune del residence, si va a fare la spesa e ci si divide i costi noi, tanto quanto vuoi che si spenda..."
Loro hanno iniziato a tirare fuori problemi su problemi, calcoli su calcoli: quanti soldi mettere a testa, quante persone si possono invitare oltre a quelli del residence e i nostri amici italiani, se è il caso di comprare i piatti di carta o ognuno deve portare il proprio piatto, a che ore precise fare la pasta, quando comprare gli ingredienti e dove...
Insomma... sono troppo precisi! E, dal nostro punto di vista, perdono troppo tempo per questioni inutili.

Abbiamo impiegato 4 ore e mezzo per decidere di questioni che noi italiani avevamo già discusso precedentemente in 3 secondi e soprattutto abbiamo perso un intero pomeriggio per fare questo:

Il cartello da attaccare al muro del College Residence per invitare tutti gli inquilini (al quale, ovviamente, noi italiani non avevamo pensato...).

E tanto per concludere la fiera delle inutilità... al discount qualche giorno fa ho comprato questo fora fogli a forma di ochetta:

E' abbastanza inutile, lo so, ma vi assicuro che nel reparto cancelleria c'è di molto peggio!!!

giovedì 23 ottobre 2008

Jidai Matsuri

Il Jidai Matsuri (il "festival delle ere") è una delle tre feste più importanti di Kyoto (assieme all'Aoi Matsuri e al Gion Matsuri) e si tiene il 22 ottobre di tutti gli anni dal 1885.
Consiste in un'imponente parata dove vengono rappresentate le varie epoche della storia di Kyoto dall'epoca Meiji (la più recente, 1868-1912) all'epoca Heian (la più antica, 794-1191).

Sono 17 gruppi, per un totale di circa 2000 figuranti, che sfilano dal palazzo imperiale di Kyoto fino ad arrivare all'Heian Jingu, un importante santuario shintoista, seguendo un percorso di circa 2 chilometri.

Ho cercato di selezionare alcune foto, ma è stata una scelta veramente difficile visto che in totale ne ho fatte 556 (più 3 brevi filmati...):


Periodo Meiji (1868-1912)

Questa è una parte del kangun, ovvero l'armata reale del periodo Meiji.


Periodo Edo (1615-1867)


Attori di kabuki (una forma di teatro) del periodo Edo e il suo fondatore Izumo-no-Okuni.


Periodo Azuchi-Momoyama (1573-1614)


Processione di Toyotomi Hideyoshi, un famoso samurai che riunificò il Giappone, in visita all'imperatore nel 1590.


Guerrieri del periodo Azuchi-Momoyama (1573-1614). Rappresentano l'entrata di Oda Nobunaga, feudatario giapponese che, su richiesta dell'imperatore, entrò con il suo esercito a Kyoto nel 1570 per riportare la pace in seguito ad un periodo di guerre che aveva sconvolto la città.

Shizuka Gozen, moglie di Minamoto no Yoshitsune. Indossa un vestito tipico delle danzatrici dell'era Kamakura chiamato shirabyōshi.

Periodo Heian (794-1185)


Tomoe Gozen, uno dei pochi esempi di donna guerriera della storia giapponese. Moglie di Minamoto no Yoshinaka, combattè al suo fianco nella guerra Genpei (1180-1185), dove si fronteggiarono due potenti clan giapponesi: i Minamoto e i Taira.



Murasaki Shikibu (a destra) e Sei Shonagon (a sinistra), due famosissime scrittrici e dame di corte giapponesi. La prima ha scritto il libro più importante e famoso della letteratura giapponese, ovvero Genji Monogatari (Storia di Genji, il Principe Splendente), mentre la seconda ha scritto Makura no Soshi (Note del guanciale).

Periodo Enryaku (782-805)


Guerriero del periodo Enryaku che rappresenta i primi tipi di samurai. Nella parata questi guerrieri sono guidati da Sakanoue-no-Tamuramaro, il comandante delle forze militari i primi anni in cui Kyoto divenne capitale del Giappone.


Shinko Retsu

Questa processione consiste in due palanchine contenenti gli spiriti sacri degli imperatori Kammu (737–806) e Komei (1831-1867) , ai quali è dedicato l'Heian Shrine (santuario shintoista, tappa ultima della parata). Sono rispettivamente il primo e l'ultimo imperatore che hanno regnato nel periodo in cui Kyoto è stata capitale del Giappone.



Per finire, metto una foto dell'inizio della parata, alla quale hanno partecipato le Miss International, che ci stavano un po' come il cavolo a merenda. Pare che sia stata una mossa per attirare più turisti...

Io avrei preferito che ci fossero stati dei bei ragazzi, però ho apprezzato gli splendidi vestiti di queste ragazze, ciascuno dei quali identificava il loro paese di appartenenza.

Durante la parata è iniziato a piovere. Pensavo che sarebbe stata interrotta, invece per fortuna è continuata. E ho avuto ancora più fortuna perché grazie alla pioggia molte persone se ne sono andate, permettendomi di conquistare un posto in prima fila!

lunedì 20 ottobre 2008

Lo zoo municipale

Sabato pomeriggio, dopo la visita al Ginkakuji, abbiamo deciso di andare allo zoo perché avevamo voglia di vedere gli animali, tra cui i panda (che poi non c'erano...).
Mi aspettavo di vedere uno zoo tipo quello di Fasano, in Puglia, dove gli animali, anche se, poverini, un po' narcotizzati, sono liberi in uno spazio relativamente grande. Non avrei mai pensato che gli animali potessero essere trattati in questa maniera. Gabbie minuscole di pochi metri rispetto all'animale che contengono.
L'entusiasmo per la gita allo zoo si è trasformato in un'angoscia incredibile.

A parte le papere che sguazzavano nel laghetto (che comunque era sovraffollato), tutti gli altri animali avevano un'espressione tristissima: erano oggetti messi lì per farsi scattare le fotografie dai bambini estasiati al vedere dal vivo animali che magari hanno visto solo in televisione o disegnati sul libro di scuola.
L'orso mi ha fatto molta impressione. Correva da una parte all'altra di questa gabbia inistancabilmente, sembrava che stesse impazzendo.
Le giraffe avevano un'espressione apatica. I lama, a parte quello che mangiava le foglie di un ramo, erano completamente immobili, come se stessero dormendo ad occhi aperti.
Poi c'era la foca, l'elefante, le zebre, gli struzzi, l'orso bianco che pativa perché tenuto all'aria aperta anziché in un clima adeguato alla sua specie, le gru e altri volatili in recinti sovraffollati, volpi e specie simili "inscatolati" in gabbie di pochi metri una accanto all'altra...




Prima di venire via siamo passati dalle gabbie che più mi hanno fatto stare male. Quella del leone, della tigre e del ghepardo. Se al loro posto ci fossero stati dei modelli imbalsamati, sarebbe stata la stessa identica cosa. Quasi non sembravano vivi. Fissavano immobili la gente che scattava foto, senza spostarsi di un centimetro, con la stessa espressione triste di tutti gli altri animali.
Loro però mi hanno fatto più effetto perché siamo abituati a vederli correre nella savana o nella foresta, mentre qui erano rinchiusi in gabbie di cemento, senza l'ombra di un arbusto, con un cadavere di gallina accanto che evidentemente gli era stato lanciato precedentemente per sfamarli.



E' stato angosciante. E il malessere psicologico si è aggiunto ai cattivissimi odori che si sentivano, una combinazione letale.
Non riesco a capire con quale coraggio continuino a tenere gli animali in queste condizioni.

Questo lemure comunica la vitalità degli animali lì dentro...



In tutta questa tristezza devo conferire due premi, perché gli animali restano sempre e comunque i migliori e noi uomini siamo veramente degli stronzi a trattarli in questa maniera...

Il premio "Tanto di cappello" alle piume di questa gru:



E il premio "Mamma dell'anno" a questa scimmia che con tanto amore si prende cura del proprio figlio...

sabato 18 ottobre 2008

Ginkaku-ji: il "padiglione d'argento" tutto tranne che argentato

Oggi abbiamo pedalato fino alla volta del Ginkaku-ji, il padiglione d'argento, ed è stata una bella faticaccia per arrivarci!

Il Ginkaku-ji è un tempio zen "nipote" del Kinkaku-ji, quello che ho visitato 2 settimane fa (e del quale ho parlato qui) ed è chiamato anche "Tozan Jishoji". Ho detto che è "nipote" del Kinkakuji perché è stato realizzato seguendo il suo modello. Infatti è stato costruito per volere dello shogun Ashikaga Yoshimasa, emulando il Kinkakuji, che aveva fatto costruire suo nonno, lo shogun Ashikaga Yoshimitsu.

Si chiama "Padiglione d'argento", ma difatti non è mai stato rivestito d'argento. Pare infatti che questo progetto non sia mai andato in porto in seguito allo scoppio della Guerra di Onin (XV secolo), che ridusse Kyoto ad un cumulo di macerie.

Detto questo, il famoso Ginkakuji oggi si è presentato così:


Ebbene sì: una sfortuna incredibile... lo stanno ristrutturando!

Ci siamo consolati passeggiando per il giardino che lo circonda, veramente bello. Le foglie degli aceri hanno iniziato a colorarsi di rosso e tra poco le colline prenderanno tutte lo stesso colore.


giovedì 16 ottobre 2008

Gita scolastica - Shigaraki

Oggi l'ufficio delle relazioni internazionali ci aveva organizzato una gita per tutti gli studenti stranieri della Gaidai di Kyoto.
La gita consisteva in due tappe:
1) Shigaraki, paese della lavorazione della ceramica;
2) Igaryu, paese famoso per i ninja.

Sebbene l'alzarsi dal letto mezz'ora prima del solito sia stato mooolto faticoso, alla fine la gita è stata molto divertente.

Shigaraki è un paese famoso per la lavorazione della creta e la fabbricazione di oggetti di ceramica, in particolare le statue dei tanuki. I tanuki sono cani procioni che secondo la mitologia giapponese sono scherzosi e abili nei travestimenti. Spesso le loro statuette vengono messe davanti ai negozi perché considerati di buon auspicio per gli affari.
C'erano tantissime statue di tanuki, di tutte le forme e dimensioni. Mi hanno ricordato un po' i nanetti che talvolta si vedono nei nostri giardini...


Qui a Shigaraki ci hanno portato in un laboratorio dove viene lavorata l'argilla.
Avevano allestito dei tavoloni con ciascuno un tornio, della creta e degli strumenti per lavorarla. Dopo una breve spiegazione, ci hanno fatto provare a creare una chawan, ovvero una sorta di ciotola.
La mia è venuta un po' bruttoccia, però la cosa carina è che pare che ce la cuociano e ce la mandino a scuola una volta pronta, così potrò bere le zuppe e il tè dalla mia chawan.


Dopo il laboratorio di ceramica, abbiamo mangiato nel locale al piano superiore (ovviamente tutto pagato dalla scuola!). C'erano un sacco di pietanze strane, alcune delle quali non ho avuto il coraggio di assaggiarle.


E visto che qui sono fissati con i tanuki, non poteva mancare "l'appoggia-bacchette" a forma di tanuki!


Dopo siamo partiti alla volta di Igaryu, paese di ninja, ma ora sono troppo stanca. Semmai ne parlerò domani.

mercoledì 15 ottobre 2008

La prima scossa di terremoto!

Oggi ero tranquilla che chiacchieravo sul terrazzo con Silvia, la mia vicina di stanza, quando sento ad un tratto un rimbombo che dura pochi secondi.
Silvia mi chiede: "Cos'è stato??"
E io: "Mah, non lo so, sarà stato uno che ha sbattuto la porta."
Esce sul terrazzo Stella, l'altra italiana del mio gruppo: "Il terremoto!! Il terremoto!!"

Per me continuava ad essere uno che aveva sbattuto la porta, ma poi ho deciso di controllare sul sito che guardo sempre per vedere se c'è l'allarme tifoni (visto che sono frequenti), ovvero quello della Japan Meteorological Agency, ed effettivamente si era trattato di un terremoto...

http://www.jma.go.jp/en/quake/5/15214700391.html



Qui in Giappone le scosse di terremoto sono molto frequenti. Se si guarda il sito della Japan Meteorological Agency si può vedere come ogni giorno da qualche parte venga rilevata qualche scossa. Oltre al terremoto, c'è il pericolo di tsunami e tifoni.
Non c'è che dire... è una terra molto movimentata!

lunedì 13 ottobre 2008

La via della calligrafia

"Shodo" è l'arte della calligrafia giapponese.
Viene praticata anche negli altri paesi asiatici come la Cina, la Corea, il Vietnam, ma assume altri nomi e altri stili.

Abbiamo iniziato a fare shodo all'università.
E' uno dei corsi facoltativi che ho scelto.
Certo, farsi spiegare un tipo d'arte del genere in giapponese non è proprio il massimo... ho capito giusto come tenere il pennello (perché ce l'ha fatto vedere) e come stare seduti sulla sedia. Poi ci vuole concentrazione e silenzio. Soprattutto il silenzio, in una classe di 20 persone, è impossibile.
E' per questo che nella mia prima lezione di shodo è venuta fuori questa schifezza:


Sono andata poi allo Hyakuen Shop, ovvero il negozio di tutto a 100 Yen, e ho comprato la varia attrezzatura necessaria per un set da shodo.
Stasera mi sono messa ad esercitarmi...


Ho fatto esercizio di vari hiragana (uno dei sillabari giapponesi). Questa è una "E".



Beh, non è venuto fuori un granché, però come tutte le discipline artistiche ci vuole parecchio allenamento! E soprattutto ci vuole che riesca a capire quello che dice l'insegnante!

domenica 12 ottobre 2008

Chi ha detto che i giapponesi sono gente tranquilla??

Una delle cose che mi è rimasta più impressa del pessimo libro della Terzani sul Giappone è il punto in cui dice che la città giapponese è talmente silenziosa che non ti sembra nemmeno di vivere in un mondo reale.
Mai cosa fu più tanto sbagliata.
Io non so di preciso dove abbia vissuto, ma qui di silenzio non ce n'è manco l'ombra!
La mattina si inizia alle 7.00/7.30. Bambini urlanti che vanno a scuola, i camioncini che raccolgono carta da riciclare che passano ogni tre per due con una musichetta inquietante, il netturbino che apre i sacchetti contenenti plastica da riciclare per separare le lattine dalle bottiglie di plastica...
La migliore sveglia resta comunque il coro di monaci, buddisti credo, che certe mattine passano per le strade intonando dei canti con una voce talmente potente che sveglierebbero anche dei ghiri in letargo.

Uno strano camioncino che passa la mattina...

Quando torno dall'università, ci sono i bambini che, usciti da scuola, vanno a casa, con conseguente casino. Poi alle 19 inizia a passare l'omino che sbatte i legnetti per la strada, non ho ancora ben capito per quale motivo (sto indagando... l'ipotesi più accreditata è quella per scacciare gli spiriti maligni), seguito poco dopo da ragazzi che suonano per strada melodie inquietanti col flauto...
Alle 21 finalmente silenzio. A questo punto sembra davvero di essere in una città disabitata.
O così pare quando i vicini non hanno deciso di fare una festa per la strada.
Come stasera.
Alle 17 ho iniziato a sentire un bel trambusto, uomini che spostavano delle tavole e gente che parlava animatamente. Non sono riuscita minimamente a capire di cosa stessero parlando, ma poche ore dopo l'ho capito: una festa tra vicini di casa!
Praticamente nello spazio per l'auto (che hanno tolto) della famiglia Takada, proprio di fronte al mio dormitorio, hanno messo 3-4 tavoli e si sono messi a far bisboccia, tanto domani è festa nazionale! (E' la festa dello sport...)
Adesso sono le 22 e sono ancora lì che si divertono... e a me fa piacere starli a sentire, mettono allegria!

Ho fatto loro una foto, è venuta male perché cercavo di non farmi scoprire, ma rende l'idea (anche se la ringhiera del balcone copre buona parte della tavolata):



Comunque, se ripenso a quello che scriveva la Terzani, mi viene da ridere... e soprattutto conferma la mia tesi che nel suo libro ci sono scritte un sacco di cialtronate!

giovedì 9 ottobre 2008

I biscottini Piyo Piyo

Oggi sono stata a fare la mega-spesa alla Kyoto Coop.
Sì, proprio la Coop. Come c'è in Italia. Che si riconferma il supermercato più conveniente.


Ci sono due tipi di spese che faccio: la spesa "certezza" e la spesa "pionieristica".
La spesa "certezza" è la più economica e sicura perché compro cose già testate ed è appunto "una certezza", cioè so che la roba comprata la mangerò senza problemi e che mi piacerà, a parte piccoli inconvenienti come quintali di sale che butto inavvertitamente nel riso.
La spesa "pioneristica", cioè quella sperimentale e "avventurosa" è più costosa e rischiosa ma, quando va a buon fine, dà delle belle soddisfazioni.
Oggi era la giornata della spesa pioneristica.
L'ho deciso quando ho visto questi magnifici biscotti. Non ho resistito alla tentazione di comprarli.



Qualcuno riconosce quel pulcino??
Li ho comprati esclusivamente perché quello è lo stesso pulcino che Kyoko di Maison Ikkoku ha disegnato sul grembiule. Ovviamente è un comunissimo pulcino stilizzato, ma per me rimane quel pulcino. Ci sono anche le stesse scritte "piyo piyo"!



Sono venuta via dal supermercato, soddisfattissima per aver comprato i "biscottini piyo piyo", così da me ribattezzati (e anche tanti altri prodotti "nuovi" mai provati prima d'ora, visto che avevo deciso di far diventare "spesa pioneristica" la spesa di oggi).

Sono arrivata a casa e li ho aperti.
Sono rimasta un po' perplessa perché... mi sono trovata di fronte all'ennesimo spreco giapponese!



Ora, questi biscotti sono tanto carini, ma... che senso ha impacchettarne uno per uno??
Capisco che qualche mamma possa così metterlo come snack dolce nel bento (pranzo "portatile") che il figliolo porta a scuola, ma mi pare davvero esagerato, soprattutto se si considera che tanti altri prodotti come questi biscottini sono impacchettati uno ad uno.

La questione degli sprechi è una questione che mi ha dato tanto da pensare in questo periodo.
Ne avevo già parlato riguardo all'uso eccessivo dell'aria condizionata e ne tornerò a parlare quando riuscirò a fare la fotografia al filo interdentale, che non è come il nostro, ovvero un semplice rotolino di filo che stacchi e usi, ma consiste in un pacchettino di "archetti "di plastica, ognuno con un filo teso da un'estremità all'altra, con conseguente spreco di plastica perché una volta usata questi archetti li butti via.
E poi c'è la questione delle bacchette usa e getta... se si considera quante bacchette in ogni locale vengono usate ogni giorno, viene fuori una quantità impressionante di immondizia inutile prodotta... però questa è un'altra storia.



E comunque i biscottini Piyo Piyo sono davvero tanto buoni!

mercoledì 8 ottobre 2008

Il Giappone ed i mestieri -apparentemente- inutili

Ovvero come risolvere il problema della disoccupazione.


Su un sito che ha svolto un'inchiesta che risale al maggio dell'anno scorso, ho letto che la disoccupazione giapponese ai tempi dell'articolo era al 3,8%, il miglior risultato degli ultimi 9 nove anni. Se si considera che la popolazione del Giappone, secondo Wikipedia, è di circa 127.435.000 abitanti, ci si può rendere conto che i lavoratori sono davvero tanti!
Non conosco ancora i motivi precisi di questa bassissima percentuale di disoccupati: so solo che nella cultura giapponese, una cultura molto pragmatica, il lavoro assume un significato diverso rispetto a quello che ha nella nostra. Come lessi nel libro Ore Giapponesi di Fosco Maraini, mentre da noi il termine "lavoro" deriva dal latino labor ovvero "fatica" e quindi ha una connotazione negativa, in Giappone invece viene utilizzato il termine neutro "shigoto" ovvero "la cosa del fare".
Tralasciando le questioni di tipo antropologico, sicuramente uno dei fattori che contribuiscono alla bassissima disoccupazione è l'innumerevole quantità di lavori "inutili", o almeno ai nostri occhi di italiani sfaticati.
L'esempio più evidente di questa categoria di occupazioni è rappresentata da l'uomo-cartello, da me così ribattezzato.


Vedendo questa foto, qualcuno riesce a spiegarmi il senso di questo lavoro?
Perché assumere una persona per fargli tenere un cartello quando puoi benissimo metterci una piattaforma, tipo quelle di plastica riempite di sabbia che tengono in piedi gli ombrelloni al bar?
Magari l'uomo col cartello parla e promuove "a voce" i prodotti, però non riesco a rendermi conto quanto il gioco valga la candela... in fondo viene pagato per tenere un cartello e magari per dire "comprate le saponette in offerta a 100 yen!".

Oltre all'uomo-cartello, ci sono tanti altri lavori semi-inutili.
Per esempio gli innumerevoli uomini-parcheggio che, quasi sempre in coppia, stanno davanti al parcheggio del negozio con una sorta di spada laser che farebbe invidia a Dart Fener. Lo scopo di questo lavoro è regolare l'entrata delle macchine nel parcheggio per assicurarsi che non arrotino qualche pedone o ciclista che sta tranquillamente passando per il marciapiede. Sicuramente è un lavoro che rende sicuri i marciapiedi, ma anche qui mi chiedo dove trovino i soldi per mantenere questa gente, visto che spesso sono in due e uno dei due non fa praticamente niente.

Un'altra differenza che ho notato rispetto al nostro mondo del lavoro è che quando per la strada ci sono i cantieri, non si trova come da noi 10 paletti e, quando ti va di lusso, un operatore che ti segnala il cantiere nel marciapiede o nella strada. Qui trovi proprio 3-4 persone con tanto di bandierine che ti indicano la strada da percorrere. Questo avviene anche quando stanno sistemando il marciapiede, come mi è capitato oggi.

Ora le domande che mi pongo sono due:
1) Dove trovano i soldi per pagare questi lavori "superflui"?
2) Se ci fossero anche in Italia, la gente li farebbe questi lavori?

E con questo concludo l'intervento di oggi, visto che devo studiare per l'esame di domani.
Se trovo altri lavori "inutili" (con tutto rispetto per questi lavoratori!), non mancherò di postarli.

domenica 5 ottobre 2008

Un po' di Italia a Kawaramachi

Con mia grande gioia, ecco cos'ho scovato l'altro giorno a Kawaramachi, il quartiere commerciale di Kyoto:



Ero tentata di comprarla... :P

sabato 4 ottobre 2008

Il Padiglione d'Oro... finalmente!

Uno dei luoghi che più desideravo vedere qui a Kyoto era la meta di oggi: il Kinkaku-ji, ovvero il Padiglione d'Oro.

Il Padiglione d'Oro, entrato nel 1994 nel patrimonio dell'Unesco, è stato costruito nel XIV secolo come villa dello shogun Ashikaga Yoshimitsu e dopo la sua morte è diventato un tempio Zen. E' chiamato "Padiglione d'Oro" perché è rivestito esternamente con delle lamine d'oro.
Di fronte ha un laghetto chiamato "Kyoko" e tutt'intorno un bel giardino con, tra le altre cose, due piccoli templi di cui uno consacrato al dio del fuoco, una sala da tè e una piccola cascata.



La vicenda storica più famosa legata al Kinkaku-ji è l'incendio che nel 1950 lo distrusse. Questa vicenda, narrata anche nel libro "Il padiglione d'oro" di Yukio Mishima, riguarda un giovane apprendista monaco che volendo mettere in atto un doppio suicidio (il suo e quello del Padiglione d'Oro), dette fuoco al tempio. Pare però che all'ultimo momento abbia perso il coraggio e sia fuggito sulle colline circostanti. Così il tempio è stato ricostruito nel 1955 riproducendo fedelmente l'originale.
La cosa che mi ha colpito è che sul depliant che ci hanno dato all'ingresso c'era scritto tutto tranne questo avvenimento (ovvero la distruzione del tempio e la successiva ricostruzione), che non mi pare così da poco per essere omesso... sarà un ennesimo tentativo di cancellare certi avvenimenti storici scomodi??

Vicino al luogo dove si trova il Kinkaku-ji c'è una collina che si chiama Hidari Daimonji.
Su questa collina si legge un enorme ideogramma che significa "grande".
Il 16 agosto, al termine della festa dell'o-bon, una festa in commemorazione dei defunti che si tiene dal 13 al 15 agosto, su questa e in altre 4 colline circostanti Kyoto, vengono illuminati questi enormi ideogrammi con dei fuochi, e ho letto che ci sono dei punti dal quale si possono vedere tutte queste colline illuminate. Deve essere uno spettacolo davvero suggestivo!