domenica 1 marzo 2009

Japanese Post Box

Fino ad ora l'avevo solo visto in foto oppure al 100Yen Shop in dimensioni ridotte ed uso come salvadanaio. Poi, finalmente, all'ufficio postale centrale di fronte alla stazione di Kyōto, l'ho visto:


Non sarà più in uso, ma resta comunque un autentica buca per le lettere del vecchio tipo!

Sopra c'è scritto "yuubin" (i due ideogrammi alle estremità, che vuol dire "posta") e il simbolo della posta (quella sorta di "T" nel mezzo).

Leggendo Wikipedia giapponese (che, non so come mai, ma alcuni giapponesi la snobbano) ho scoperto che in passato le buche per le lettere erano nere. A partire dal 1901, per alcuni problemi tra cui la scarsa visibilità di quelle nere e il fatto che un ideogramma era confondibile con quello della toilette, le fecero rosse.

Attualmente i box postali hanno un'altra forma rispetto a quella della foto precedente e sono simili a quelli che abbiamo in Italia (tranne poche eccezioni che sono blu e grigie). Hanno varie fessure nelle quali in genere si mettono da una parte le lettere la cui destinazione è in territorio nazionale, mentre dall'altra le cartoline e la posta internazionale.

Curioso è il fatto che, verso l'inizio del nuovo anno, vengono cambiate le etichette delle buche delle lettere. Infatti in Giappone c'è l'abitudine si spedirsi cartoline augurali per l'inizio del nuovo anno (si chiamano "nengajou" e le ho ricevute anche io quest'anno!) e, siccome la quantità di queste cartoline è impressionante, adattano il sistema di raccolta della posta di conseguenza! (Su un sito ho letto che ogni anno vengono spedite in media 35 miliardi di cartoline augurali, 20 per ogni persona, che vengono consegnate tutte il 1 gennaio)
Infatti a dicembre cambiano le etichette dei box postali: una buca è adibita ai nengajou, l'altra a tutte le restanti lettere e cartoline.

Non c'è che dire: il sistema postale giapponese è efficientissimo! Sia che tu debba comprare dei francobolli commemorativi (all'ufficio postale centrale di Kyōto sono organizzatissimi!) che tu debba inviare dei pacchi, sono rapidi e precisi! Magari le Poste Italiane fossero altrettanto!

giovedì 26 febbraio 2009

L'okonomiyaki

Se c'è un piatto giapponese che li batte tutti quanto a bontà e "effetto dipendenza" è... l'okonomiyaki!
Il nome è tutto un programma. "Okonomiyaki" vuol dire: "Tutto quello che piace cotto sulla brace!" In realtà non è "cotto sulla brace" ma cotto su una piastra; ho usato "brace" perché faceva rima con "piace"!

Tempo fa siamo andati in un localino nella zona di Pontochō dove si possono mangiare okonomiyaki.
Ci si siede sui tatami davanti a dei tavolini con delle piastre (chiamate "teppan") posizionate nel mezzo.

Una volta ordinato il tipo di okonomiyaki (con carne di mucca, con carne di maiale, con pesci vari, mix, etc...), vengono portati gli ingredienti per farsi da mangiare.

Una volta mescolato bene il tutto, si versa sulla piastra calda cercando di dargli la forma di una frittata e si fa cuocere da entrambi i lati.

Una volta cotto, si può iniziare a spalmarci sopra la salsa per okonomiyaki, marroncina e dal gusto dolciastro: una vera prelibatezza!

Dulcis in fundo, si può guarnire con alghe verdi, maionese e katsuobushi (sfoglie di tonno essiccato).

L'okonomiyaki è talmente buono e irresistibile, soprattutto la maionese e la salsa che si spalma sopra, che l'altro giorno devo avere messo un po' troppe salse perché poi mi sono sentita male...

Se ci sono delle cose del Giappone che mi mancheranno, l'Okonomiyaki sarà sicuramente una di queste!

sabato 21 febbraio 2009

Cani e gatti

In una lettera la mia zia mi chiese scherzosamente: "Ma i gatti giapponesi hanno gli occhi a mandorla??"

Fortunatamente in questi mesi ho avuto molte occasioni per vedere gatti. La cosa che più mi sconvolge sono tutti quei pregiudizi secondo i quali i giapponesi mangiano i gatti: non è così e penso non lo sia mai stato!

La più grossa colonia felina fino ad ora incontrata è quella che popola la zona del tempio Fushimi Inari Taisha, visitato in quell'ormai lontano ottobre 2008...

Ci sono micini ovunque e, nonostante il Fushimi Inari Taisha sia un tempio dedicato alle volpi, pare sia più apprezzato dai gattini... purtroppo però alcuni di questi parevano malaticci...

Sicuramente più in salute e arzillo era il gatto che si nascondeva tra le candele di un tempio, sempre al Fushimi Inari Taisha. E' stato un caso che sia riuscita a fotografarlo, visto che non pareva molto incline a farsi scattare fotografie!

Sempre rimanendo in tema di "gatti religiosi", poco tempo fa mi sono imbattuta in questo simpatico micino al tempio Toji-in che giocava sul prato di ghiaia rastrellato con cura di un giardino zen.


Un altro gatto molto simpatico è Kintaro detto Carmelo, il povero gattino raffreddato e infreddolito del castello di Himeji. Tutto rannicchiato sulla panchina, ha apprezzato molto le nostre feste ed ha ricambiato facendoci le fusa!

Dulcis in fundo, c'è la mia micina preferita, Makino detta Melissa! L'abbiamo trovata al tempio Kunpuku-ji, a nord-est di Kyoto. Si aggirava per il boschetto di questo tempio e quando mi sono chinata per accarezzarla mi è subito saltata in collo! E come faceva le fusa!
E' stata la gatta più bella (aveva un pelo davvero morbido) e affettuosa che abbia sin ora incontrato! E poi era anche molto "fashion" col suo collarino rosa!


Per par condicio, parlerò anche di cani...
Il Giappone è la patria degli Shibainu, una razza di cani che io adoro! Credo sia la mia preferita! Hanno un musino che mi ricorda molto i volpacchiotti e poi sono così bellini!

Anche io voglio uno shibainu!!!

domenica 15 febbraio 2009

ll misterioso battitore di legnetti nella notte...

Quando si arriva a sera, in un arco di tempo tra le 20.30 e le 21.30 si sente in strada un inquietante battere di legnetti. A ritmo costante.

TOC TOC

...

TOC TOC

...

TOC TOC


I primi tempi credevo che questo signore, che passava per le strade la sera battendo i legnetti, fosse una sorta di monaco e che con il suo gesto scacciasse gli spiriti maligni. Mi immaginavo chissà quali riti legati alla tradizione. Ma queste mie fantasie, alimentate sicuramente da troppi fumetti e cartoni giapponesi, si sono rivelate assolutamente infondate.

Il giorno in cui assieme all'uomo con i legnetti passarono i vigili del fuoco con i megafoni, iniziai a capire.

La funzione dell'uomo con i legnetti è quella di ricordare alla gente (che va a letto molto presto, credo) di spegnere tutti gli elettrodomestici che possono causare incendi come ad esempio i kotatsu, i tavolini bassi giapponesi riscaldati sotto.
Le case giapponesi, essendo in alcuni quartieri ancora di legno, sono facilmente incendiabili e una distrazione del genere potrebbe generare una catastrofe.

L'altro giorno sono uscita dal college e nell'ingresso ho visto i famigerati legnetti. Non so perché si trovassero lì, ma li ho subito fotografati:

mercoledì 11 febbraio 2009

Yakimeshi!

Era da un sacco di tempo che non scrivevo.
E' stata principalmente colpa della macchina fotografica che si è rotta. Per ripararla mi hanno chiesto più di quanto l'ho pagata, quindi ne ho presa una da molto meno e quando tornerò in Italia vedrò se è possibile ripararla. Anche perché il prezzo in Yen che mi hanno detto per ripararla è aumentato al causa del cambio sfavorevole per l'euro.

Per riprendere gli aggiornamenti, torno a parlare del mio argomento preferito: il cibo.

In questa permanenza di diversi mesi in Giappone ho avuto modo di provare vari cibi tipici: molti non proprio di origine giapponese, ma comunque molto popolari e quindi anch'essi definibili a loro modo "giapponesi".

Uno dei miei cibi preferiti in assoluto è lo yakimeshi, una sorta di riso alla cantonese. Si tratta di riso con vari ingredienti tra cui uova, cipollotti e carne, fatto saltare in padella.
L'aspetto del piatto definitivo è questo:

Posso assicurare che è molto buono! Io ne vado pazza!
La prima volta che l'ho mangiato è stata a una delle mense della scuola, la più buona forse, che si chiama "Cafè Taro" (che, se si legge velocemente, viene "caffettaro"!).
Taro, il cuoco, in cucina si atteggia proprio da gran figo e se lo può proprio permettere perché è davvero incredibile: riesce a preparare tantissimi tipi di piatti differenti in pochissimi minuti!

Lo yakimeshi della foto lo abbiamo mangiato in un locale che pare sia gestito da cinesi. Comunque era molto buono e la dimostrazione di ciò è come abbiamo spolverato la tavola:


martedì 27 gennaio 2009

Made in Japan! (2)

Quante volte, intenzionati a portarvi fuori uno spuntino a base di banana, vi sarete chiesti: "E ora dove la metto??"
In Giappone hanno risolto questo drammatico problema.
Hanno inventato le custodie per le banane.
Così anche se hai voglia di banana alle 3 di pomeriggio in metropolitana, puoi mangiarla.


Ora, a parte gli scherzi, qui in Giappone hanno l'abitudine di preparsi il bentō. Il bentō è una porzione di cibo tradizionale giapponese da asporto. E' disposto in un contenitore fatto a scomparti e spesso è fatto con molta cura, fino a ricreare tramite riso e altri ingredienti, cibo a forma di faccine o animaletti.

Immagine dal sito: http://webvillage.files.wordpress.com


Oltre al bentō, c'è l'usanza di portarsi dietro un thermos con il thè verde, caldo o freddo, in base alla stagione e ai gusti.
Bisogna specificare che il bentō non è solo un pranzo "portatile" per bambini! Anche gli adulti lo comprano (o se lo fanno fare dalla moglie casalinga) e lo consumano sul posto di lavoro.

Tornando al discorso principale, la banana da mettere nella custodia rientra nella stessa ottica del bentō. Inoltre, con il boom della "Banana daietto", la dieta della banana (della quale ho parlato qui), credo che questo contenitore si sia rivelato comodo per molte persone.
Questi giapponesi ne inventano proprio di tutti i colori!

sabato 24 gennaio 2009

Paura del fuoco

E' molto frequente trovare davanti alle case di Kyoto questi secchi:



Sono secchi contenenti acqua.

Penso che vengano disposti all'esterno delle case per prevenire qualche incendio (in quanto gli ideogrammi sui secchi significano "Da usare per spegnere il fuoco").
In Giappone molte case, soprattutto quelle vecchie, sono fatte in gran parte di legno e quindi sono facilmente infiammabili. Ogni tanto si sente dire di qualche incendio e talvolta passano per le strade i pompieri con il megafono ad avvertire di ricordarsi di spegnere tutti gli apparecchi che potrebbero essere pericolosi.
Inoltre il Giappone è un paese molto sismico e, quando accadono forti terremoti, c'è il rischio che si rompano le tubature del gas e quindi le case vecchie prendano fuoco. Così è successo in alcune zone di Kobe nel fortissimo terremoto del 1995 e similmente accadde all'inizio del secolo, nel 1923, quando ci fu il cosiddetto "Grande terremoto del Kantō" che, avvenendo verso l'ora di pranzo, generò molto incendi dovuti al fuoco usato per cucinare.

Tralasciando gli eventi drammatici della storia giapponese, continuo a chiedermi cosa possa mai fare un "secchiello" d'acqua in caso di incendio.

giovedì 22 gennaio 2009

Il tempio sul tetto

Dalla mia classe si vede un edificio.
Sopra l'edificio c'è un piccolissimo tempio shintoista, che si differenza da quellio buddhisti per la presenza del torii, ovvero quella sorta di portale rosso che designa la sacralità del luogo.


Per mesi e mesi l'ho osservato chiedendomi che ci stesse a fare sopra un edificio ed ho persino visto gente andarci a pregare!
Un giorno, una schiera di impiegati, tutti rigorosamente in giacca e cravatta, sono saliti sul tetto tramite la scaletta esterna laterale e si sono radunati tutti di fronte al tempietto. Ci sono stati una mezz'ora circa, assorti in qualche preghiera, per poi tornare al lavoro.

Da quanto dice una professoressa, spesso templi del genere si trovano sopra gli edifici delle aziende più importanti. Infatti lo shinto, essendo una religione molto legata agli aspetti terreni della vita, ha sempre assunto un ruolo importante anche nel mondo del lavoro.
Quando siamo andati al tempio di Itsukushima a Miyajima, ad esempio, abbiamo trovato un gruppo di lavoratori giapponesi, sicuramente facenti parte della stessa ditta, che si sono ritirati nella sala del tempio adibita per le preghiere. Io credo che si sia trattato di dare una sorta di "benedizione" a dei lavoratori appena entrati nella ditta: sono stati presi 3 di questi impiegati , gli è stato fatto indossare un vestito bianco, sono stati fatti sedere in prima fila e successivamente è iniziato il rito.

Stando a quanto dice la guida della Lonely Planet, lo shintoismo è la religione che riguarda le cose di questa vita, mentre il buddhismo riguarda più le questioni dell'anima e dell'aldilà. Infatti le due religioni in Giappone non sono affatto contrastanti: la maggior parte dei giapponesi sono sia buddhisti che shintoisti e questo è provato anche dal fatto che nei templi spesso si trovano insieme segni di cultura buddhista che shintoista.

mercoledì 21 gennaio 2009

Tour del Giappone (Day 7)

Ultimo giorno di tour per il Giappone (era il "lontano" 8 gennaio). Destinazione: Nara.
Nara è una città del Giappone ed è particolarmente nota per essere stata capitale dal 710 al 794.
A Nara si trovano importanti templi, tra cui il Toda-ji e il Kasuga Taisha.
Il Toda-ji (Grande tempio orientale) è molto famoso perché ospita al suo interno un'enorme statua del Buddha di oltre 16 metri di altezza.



Una delle particolarità di Nara è che, all'interno del parco dove sono dislocati vari templi, sono liberi di girare i cervi, abbastanza innocui (se non si tiene cibo in mano!)


(Il post su Nara è breve, come breve è stata la nostra visita...)

Purtroppo mi è caduta di mano la macchina fotografica ieri e quindi in questi giorni non potrò fare foto. Forse riuscirò a rimediare un po' col cellulare...
Resta il fatto che è la seconda macchina fotografica che rompo in 2 mesi. Tutte e due con lo stesso problema: si è bloccato lo zoom.
Comunque dovrebbero ripararmela in 10 giorni che, considerando l'efficienza giapponese da questo punto di vista, spero proprio che tra 10 giorni spaccati mi chiamino dicendomi di andarla a ritirare!

sabato 17 gennaio 2009

Tour del Giappone (Day 5-6)

Ci sono voluti ben 7 ore, seppur coi velocissimi treni giapponesi, gli Shinkansen, per raggiungere Hiroshima da Nikko.

A questo proposito, voglio parlare degli Shinkansen.

Gli Shinkansen sono i treni ad alta velocità giapponesi. Hanno una forma aerodinamica che gli hanno valso il nome di "treni proiettile" ed hanno un tracciato ferroviario specifico, ovvero non possono percorrere i tracciati dei normali treni. Inutile dire che sono puntualissimi ed efficientissimi, oltre ad essere molto sicuri e puliti.


Al suo interno i sedili sono sempre rivolti verso la direzione di percorrenza, è sempre presente il servizio "ristoro" con una hostess che passa con il carrellino tra gli scompartimenti. Sono presenti carrozze di vari tipi: quelle riservate, quelle non riservate, fumatori e non fumatori, addirittura la carrozza silenziosa dove non verranno trasmessi annunci (presenti in tutte le altre carrozze). All'inizio e alla fine dei vagoni ci sono, oltre ai bagni, anche i distributori automatici e delle particolari salette private che si possono usare ad esempio se si sta male o per cambiarsi d'abito, previa autorizzazione del personale di bordo.
Inoltre, sullo schienale di ogni seggiolino è possibile consultare lo schema delle carrozze del treno per trovare subito il servizio del quale si ha bisogno.


Gli efficienti Shinkansen (abbiamo fatto 2 cambi) ci hanno portato a Hiroshima per le 17. Da qui abbiamo preso il treno locale che ci ha portato al porticciolo dove abbiamo subito trovato la navetta per Miyajima, un'isoletta poco distante dalla costa.

Miyajima è considerata una delle tre più belle viste del Giappone. Il suo torii (portale dei santuari shintoisti) nell'acqua è molto famoso e suggestivo.
Siamo arrivati a Miyajima che stava tramontando il sole.


Sbarcati sull'isoletta ci hanno subito accolto i cervi, i quali vengono lasciati liberi a gironzolare per le strade (senza che nessuno faccia loro del male!).
L'accoglienza dei cervi è stata alquanto bislacca: mi hanno afferrato la cartina di Miyajima che avevo distrattamente appoggiato sulla valigia e se la sono mangiata tutta...


Lasciate le valigie all'albergo, abbiamo fatto un giretto per l'isola. Non siamo stati capaci di trovare un posto per cenare. Era tutto chiuso! Probabilmente d'inverno non ci sono molti turisti la sera e per questo i locali non stanno aperti...
Abbiamo fatto un giretto verso il santuario e poi siamo tornati all'albergo per rimandare il giro al giorno dopo.


La mattina successiva era finalmente tutto aperto! Sia ristoranti che negozi di souvenir! Finalmente un po' di vita...

Il santuario shintoista sul mare, che si chiama Itsukushima Jinja risale al VI secolo. E' molto suggestivo quando c'è l'alta marea perché pare galleggiare sull'acqua. Purtroppo quando sono andata io non ho potuto ammirarlo in questo momento, ma ho avuto la fortuna di scattare la fotografia ad un cervo che stava attraversando il terreno bagnato di fronte al famoso Torii.



Dopo il tour di Miyajima, abbiamo ripreso il traghetto alla volta di Hiroshima. Purtroppo avevamo poco tempo perché lo Shinkansen per Kyoto sarebbe partito a metà pomeriggio, quindi abbiamo dovuto correre per poter riuscire a visitare il memoriale.

Il Memorial Park di Hiroshima è dominato dai resti della Camera di produzione industriale, ridenominata "A-bomb Dome", un'immagine ormai tristemente nota.


Nel parco si trova inoltre una fiaccola che simbolicamente continuerà ad ardere finché non ci saranno più bombe atomiche sulla faccia della Terra. Oltre alla fiaccola si trovano vari monumenti per ricordare le vittime della bomba atomica. Tra questo anche il monumento in ricordo di Sadako, la bambina che, sopravvissuta all'esplosione della bomba atomica, morì poi a 12 anni in seguito alle radiazioni emesse dalla bomba. La storia di Sadako è connessa alla tradizione dei senbatsuru, ovvero le 1000 gru di origami, che vengono realizzate per augurare felicità o guarigione da una malattia. Sadako, venuta a conoscenza della leggenda da un'amica, aveva iniziato a realizzare le gru perché credeva che così facendo avrebbe posto fine a tutte le sofferenze ed avrebbe curato i malati del mondo, ma non riuscì a concludere le 1000 gru.
Per questo, nel parco di Hiroshima, il monumento a lei dedicato la raffigura mentre tende una grande gru dorata verso il cielo.

venerdì 16 gennaio 2009

Tour del Giappone (Day 4)

Nikko, il cui nome significa "luce del sole", è un piccolo paesino di montagna a nord di Tokyo.
Per arrivarci si prende un treno che passa attraverso le campagne, permettendo di assaporare anche l'ambiente rurale giapponese.


Per quanto riguarda l'alloggio, l'avevo scelto un po' a caso, cercando su internet. La mia scelta si è rivelata molto fortunata: cercavo un'albergo tradizionale e siamo finiti in una casa giapponese dove al pianterreno vive la proprietaria che affitta le camere al piano superiore. La proprietaria è una tipa un po' stravagante: ha la casa piena di bamboline e animaletti di pezza fatti da lei che danno alla casa un'atmosfera un po' nippo-inglese. La casa si trova vicino alle montagne e dalla finestra si vedono soltanto boschi.




Dopo aver posato le valigie abbiamo fatto un giro per Nikko. Purtroppo abbiamo impiegato molto tempo nel viaggio e quindi abbiamo dovuto girare per il paese in fretta e furia.

Il sito culturale più importante del paese è il santuario di Nikko (Nikkō Tōshō-gū), un santuario shintoista dedicato allo shogun Tokugawa Ieyasu, vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.

Sfortunatamente, per mancanza di tempo, non ho potuto visitare per bene il santuario. Ho avuto però modo di vedere una delle costruzioni più belle che mi ha molto colpito ed è diventata subito uno dei miei luoghi giapponesi preferiti secondo la mia personale classifica: lo Yōmeimon, una struttura che permette l'ingresso nella parte principale del santuario decorata con bellissime sculture intagliate.



Purtroppo non ho potuto fare molte fotografie perché mi si è scaricata la macchina fotografica poco prima di entrare nel santuario... olè!

sabato 10 gennaio 2009

Trip del Giappone (Day 3)

Terzo giorno "tokyese". (4 Gennaio 2009)
Essendo Tokyo molto grande e il nostro soggiorno lì molto breve, bisognava fare una difficile cernita dei posti da vedere.
La prima tappa del terzo giorno è stata Shinjuku, ma ho visto veramente poco, solo qualche palazzone in cui non sono neanche entrata perché le indicazioni all'esterno dicevano che all'interno c'erano soprattutto ristoranti che alle 10,30 del mattino proprio non ci interessavano...
Successivamente siamo andati al Meiji Jingu, che la mia guida segnalava come un posto molto bello da vedere.


Per la terza volta (dopo il saluto dell'imperatore e il tempio di Asakusa) ci siamo trovati immersi in una folla impressionante. Essendo l'ultimo giorno di festa, la gente andava al tempio per le preghiere dell'anno nuovo.


Proseguendo l'itinerario, dopo una bella passeggiata a piedi nel bosco che circonda il Meiji Jingu, siamo arrivati in una delle vie più popolari di Tokyo, ovvero Omotesandō. Sulla mia guida c'è scritto che ricorda vagamente gli Champs-Élysées parigini e infatti ci ho ritrovato solo un notevole numero di boutiques di marche europee: Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Prada Ralph Lauren, etc...


Non è che mi abbia entusiasmato particolarmente. Ho gradito soltanto una cosa:


Il mega poster del Delpi!

L'ultima giornata "tokyese" è finita con il rammarico di non aver potuto visitare tanti altri posti famosi di Tokyo (Ginza, Shibuya, Ueno), ma d'altra parte, 3 giorni sono un po' pochi per visitare una delle città più grandi del mondo!

venerdì 9 gennaio 2009

Trip del Giappone (Day 2)

Sempre Tokyo.
Il secondo giorno è stata la volta di Akihabara, il quartiere dell'elettronica più grande del mondo.
Ci si può trovare di tutto, ci sono interi palazzi di computer, televisori, elettrodomestici, lettori mp3, orologi, e poi cavi, hardisk, batterie... persino roba buttata in scatoloni per le strade, come se fosse un grande mercato...


Come se non bastasse è anche il quartiere degli appassionati di anime e manga. Anche in questo caso ci sono tantissimi negozi che vendono gadget e action figures. Ho persino trovato tutte le lattine di Final Fantasy Dissidia (alcune delle quali avevo già acquistato a Kyoto).



Essendo il quartiere degli appassionati di anime e manga, speravo di trovarci qualche bel costume di qualche personaggio dei cartoni animati, visto che, se fosse per me, sarebbe Carnevale tutto l'anno.
Vedo un bell'edificio alto a 4-5 piani, con scritte gigantesche tra cui "Costumes".
"Vai" penso, "è quello che fa al caso mio". Faccio per avvicinarmi quando mi accorgo della dura realtà: è sì un negozio di costumi, ma di costumi tipo sadomaso per passare una serata alternativa con il proprio lui/lei. Inoltre, nella mappa dei piani esposta esternamente ci sono brevemente spiegati gli articoli in vendita in ogni piano: accessori per lui, accessori per lei...
Continuando il giro per Akihabara noto tanti altri negozi del genere... alla fine ho evitato di entrarci e la curiosità di vederli all'interno è rimasta...

E' un quartiere davvero colorato e vario, a tratti un po' strambo, come tante delle persone che circolano per le sue strade!


giovedì 8 gennaio 2009

Tour del Giappone (Day 1)

Dal 2 gennaio sono partita con i genitori per fare un breve giro del Giappone, visitando quelle che secondo me erano alcune delle mete più importanti.

I primi tre giorni sono stati dedicati a Tokyo. Un po' pochi per visitare la capitale del Giappone, quindi ci siamo limitati ad alcune zone.

Arrivati alla stazione, siamo andati al Palazzo Imperiale perché il 2 gennaio è l'unico giorno, assieme al 23 dicembre, in cui l'Imperatore apre il Palazzo Imperiale e si affaccia assieme alla famiglia per salutare il popolo.
La quantità di persone era impressionante, così come la quantità di poliziotti e di misure di sicurezza.


Ho letto su un sito che l'imperatore Akihito è uscito a salutare il popolo per ben 5 volte durante la giornata e che in totale si sono presentate più di 50.000 persone.
Il messaggio di Akihito è stato brevissimo. Sarà durato un minuto al massimo. Ha augurato un migliore 2009, viste anche le difficoltà economiche alla fine del precedente anno.
Finito il discorso lui e la famiglia sono stati per diversi minuti a salutare la folla che sventolava le bandierine giapponesi.


Lo stesso giorno siamo andati ad Asakusa, un quartiere molto famoso di Tokyo. Qui si trova il Kaminarimon, il cancello del dio del tuono, che porta al tempio Senso-ji, dove abbiamo fatto una fila interminabile per accedervi. Anche qui c'erano tantissime persone perché è usanza in Giappone visitare i templi nei primi tre giorni dell'anno nuovo per recitare le prime preghiere dell'anno.




Per finire la giornata, abbiamo raggiunto l'albergo tradizionale giapponese (ryokan) che avevo trovato su internet.
Era proprio come me l'aspettavo.


L'unica scomodità (che comunque è una caratteristica della maggior parte dei ryokan) è il bagno in comune, con tanto di terme divise solo in base ai sessi. Per il resto è stata un'esperienza interessante. In camera c'erano persino gli yukata (un tipo di kimono molto semplice che si indossa in camera o dopo aver fatto il bagno) e il tè con alcuni dolcetti.

giovedì 1 gennaio 2009

Post provvisorio

Auguri a tutti!

Attualmente non riesco ad aggiornare il blog perché sono impegnata coi genitori e da domani andremo in giro per il Giappone.
Al mio ritorno scriverò un resoconto!
Ciao!