Siccome in questi giorni in Italia c'è Lucca Comics e sia io che i miei compagni di viaggio siamo parecchio dispiaciuti per non esserci potuti andare, ci siamo consolati andando a visitare il Kyoto International Manga Museum.
Lì per lì sono rimasta allibita dal prato di plastica all'esterno dell'edificio, dove tutti i giapponesi con famiglia stavano allegramente consumando pic-nic.
Siamo entrati e la bigliettaia ha iniziato a parlarci in italiano: una pronuncia non correttissima, ma noi non eravamo proprio nella posizione di giudicare, visto il nostro giapponese penoso. Ci ha chiesto tramite che cosa eravamo venuti a conoscenza di quel museo e io gli ho risposto "Tramite la guida della Lonely Planet" e avrei voluto tanto aggiungere "...che comunque è pessima".
La cosa carina è che la bigliettaia ci ha fatto poi cenno di entrare nel museo, indicandoci la sezione con i manga tradotti in italiano, che alla fine saranno state una ventina di serie (tra cui mi ricordo Berserk e Kimagure Orange Road).
Il museo è articolato su tre piani. C'è uno spazio dove il sabato e i giorni feriali alcuni disegnatori fanno dimostrazioni di disegno stile manga, c'è una sezione per i bambini dove possono mettersi a sedere e leggere, c'è l'area per le conferenze e una sala che racconta la storia di quell'edificio, che prima era una scuola.
La maggior parte del materiale contenuto nel museo sono scaffali pieni di manga. Io mi aspettavo di vedere tavole originali di qualche autore giapponese e invece di tavole originali nemmeno l'ombra. Questa cosa mi ha colpito un po', perché mi sembra un concetto di "Museo del fumetto" molto differente da quello europeo. In tutti i musei e le mostre di fumetto che ho visto in Europa, le tavole originali sono considerate tra le attrattive principali.
Le sezioni più interessanti erano quelle relative alla storia del manga in Giappone e quella sul confronto tra fumetti giapponesi e fumetti francesi. Sono però entrambe poco esaustive e offrono giusto pochi esempi di riviste di fumetti giapponesi in un caso e di fumetti francesi nell'altro.
C'era anche una mostra temporanea sui fumetti che parlano del periodo Heian (come ad esempio il fumetto sul Genji Monogatari, l'opera letteraria giapponese più importante), ma non siamo potuti entrare perché avremmo dovuto fare un biglietto diverso all'entrata.
In conclusione, questo museo non mi è piaciuto molto. Rispetto ad altri musei e mostre su fumetti che ho visto, l'ho trovato poco interessante e soprattutto poco "museo". Mi sembrava di più una "biblioteca a pagamento" dove la gente va giusto a leggere i manga.
Fino ad ora, il migliore museo sui fumetti che abbia mai visto resta quello di Angouleme, in Francia: molto curato negli ambienti, con una scelta di materiale precisa, senza tante cose superflue e in grado di proporre mostre temporanee veramente interessanti, di autori famosi che hanno fatto la storia del fumetto. E questo denota il grande rispetto dei francesi verso il fumetto, considerato un'arte da tutti i punti di vista, a differenza di noi italiani che come sempre non valorizziamo a sufficienza il nostro patrimonio culturale.
Lì per lì sono rimasta allibita dal prato di plastica all'esterno dell'edificio, dove tutti i giapponesi con famiglia stavano allegramente consumando pic-nic.
Siamo entrati e la bigliettaia ha iniziato a parlarci in italiano: una pronuncia non correttissima, ma noi non eravamo proprio nella posizione di giudicare, visto il nostro giapponese penoso. Ci ha chiesto tramite che cosa eravamo venuti a conoscenza di quel museo e io gli ho risposto "Tramite la guida della Lonely Planet" e avrei voluto tanto aggiungere "...che comunque è pessima".
La cosa carina è che la bigliettaia ci ha fatto poi cenno di entrare nel museo, indicandoci la sezione con i manga tradotti in italiano, che alla fine saranno state una ventina di serie (tra cui mi ricordo Berserk e Kimagure Orange Road).
Il museo è articolato su tre piani. C'è uno spazio dove il sabato e i giorni feriali alcuni disegnatori fanno dimostrazioni di disegno stile manga, c'è una sezione per i bambini dove possono mettersi a sedere e leggere, c'è l'area per le conferenze e una sala che racconta la storia di quell'edificio, che prima era una scuola.
La maggior parte del materiale contenuto nel museo sono scaffali pieni di manga. Io mi aspettavo di vedere tavole originali di qualche autore giapponese e invece di tavole originali nemmeno l'ombra. Questa cosa mi ha colpito un po', perché mi sembra un concetto di "Museo del fumetto" molto differente da quello europeo. In tutti i musei e le mostre di fumetto che ho visto in Europa, le tavole originali sono considerate tra le attrattive principali.
Le sezioni più interessanti erano quelle relative alla storia del manga in Giappone e quella sul confronto tra fumetti giapponesi e fumetti francesi. Sono però entrambe poco esaustive e offrono giusto pochi esempi di riviste di fumetti giapponesi in un caso e di fumetti francesi nell'altro.
C'era anche una mostra temporanea sui fumetti che parlano del periodo Heian (come ad esempio il fumetto sul Genji Monogatari, l'opera letteraria giapponese più importante), ma non siamo potuti entrare perché avremmo dovuto fare un biglietto diverso all'entrata.
In conclusione, questo museo non mi è piaciuto molto. Rispetto ad altri musei e mostre su fumetti che ho visto, l'ho trovato poco interessante e soprattutto poco "museo". Mi sembrava di più una "biblioteca a pagamento" dove la gente va giusto a leggere i manga.
Fino ad ora, il migliore museo sui fumetti che abbia mai visto resta quello di Angouleme, in Francia: molto curato negli ambienti, con una scelta di materiale precisa, senza tante cose superflue e in grado di proporre mostre temporanee veramente interessanti, di autori famosi che hanno fatto la storia del fumetto. E questo denota il grande rispetto dei francesi verso il fumetto, considerato un'arte da tutti i punti di vista, a differenza di noi italiani che come sempre non valorizziamo a sufficienza il nostro patrimonio culturale.
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